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Veri Vini da Vignaioli Artigiani.

5 marzo 2013

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Interessante evento quello organizzato domenica 3 e lunedì 4 marzo ’13 da Vini di Vignaioli presso l’ex mattatoio Testaccio.

Giusta e comoda la scelta del luogo, che oltre ad essere in linea con l’autenticità dei vini proposti in degustazione, si è rivelata vincente anche per il comodo e pratico parcheggio.

Mi ha fatto molto piacere aver conosciuto qui dei veri Vignaioli e spero con questo post di trasferire, a quanti non hanno avuto la fortuna di partecipare, alcune emozioni da me provate durante la degustazione.

Un autentico personaggio Daniele Saccoletto. Mi è bastato guardagli le mani per capire quanto lavora in vigna e l’importanza che conferisce a questa pratica al fine di generare il suo vino. I Tigli è composto da 35% di Timorasso e 65% di Bussanello. Questo vino ha unito la nocciola, la mandorla e la mineralità del Timorasso ai profumi di fiori bianchi e frutta bianca del Bussannello, generando un’interessante bevuta. Ho provato un’autentica emozione con l’Aurum, una Barbera molto strutturata e al tempo stesso dotata di morbidezza e acidità. Mi è sembrato di degustare uno dei migliori Primitivo di Manduria o Amarone. Vino mirabile, passionale e “erotico”.

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Autentica sorpresa i “ragazzi” dell’Azienda Agricola Vigneti Vallorani. Mai mi sarei aspettato di assaggiare vini così equilibrati, strutturati e puliti. Tutti i prodotti sono di un livello notevole tanto che mi rimane difficile indicarne uno sopra degli altri. Credo sia una bella speranza, per il nostro Paese, che giovani come Rocco e Stefano abbiamo preso in mano la storica esperienza della loro famiglia nel fare vino e stiano già valorizzando le vecchie vigne donandoci questi autentici gioielli. Teneteli d’occhio e cercate di comprare i loro vini prima che acquisiscano quotazioni vertiginose.

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Certo nel Monferrato un agricoltore di nome Zampaglione sicuramente non passa inosservato. Guido, napoletano di nascita, gestisce i 17 ettari di vigneto di Tenuta Grillo trattandoli con zolfo e rame e lavorando l’uva con macerazioni lunghe e con l’uso di lieviti indigeni. Conoscevo i suoi vini e ne ho sempre apprezzato la capacità di raffigurare il territorio. Per l’occasione ho assaggiato il piacevole, sapido e tannico Baccabianca (100% Cortese).

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Sarò sempre grato a Giuseppe Butera per l’improvvisata lezione enologica sui vini di artigianato (e sullo Champagne) e per avermi fatto conoscere Gaspare Buscemi, riferimento assoluto dell’artigianato di questa tipologia di vini. I suoi vini diventano notevoli, soprattutto le versioni Alture, dopo tanti anni di riposo nella sua cantina, dove normalmente sono disponibili centinaia di migliaia di bottiglie di diverse annate.

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Valeva il viaggio l’aver conosciuto il sereno Andrea Kihlgren e sua moglie Alessandra di Santa Caterina. Notevoli per la rappresentazione del territorio i loro vini Vermentino. Il Colle di Luni ti regala il mare e la macchia mediterranea, mentre con il Poggi Alti sei immerso in un giardino incantato di erbe aromatiche. Se mai avrete l’opportunità di degustarli, ricordatevi di chiudere gli occhi per iniziare a viaggiare.

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Ho vissuto una particolare esperienza, a base di Cataratto, allo stand di Porta del Vento, gestito dalle signore Mirella e Agnieska. All’iniziale e interessante spumante Mira (dedicato a Mirella con disegno del viso in etichetta) ha fatto seguito l’agrumato Porta del Vento. Ricco e concentrato il Saray ’09. Sono stati apprezzabili anche gli altri vini a base di Nero d’Avola e Perricone.

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La migliore grafica è stata mostrata dalle etichette della Cascina I Carpini. Il Timorasso Brezza d’Estate mi persiste ancora oggi e ricordo la bella bocca e la mineralità.

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Le vigne di Greco di Tufo di Cantine dell’Angelo sono posizionate su delle antiche miniere di zolfo. Ben ha fatto la famiglia Muto a rappresentare all’interno di un vaso di vetro la stratificazione del terreno. Interessanti anche le foto che fanno capire la difficoltà, anche dovuta al riverbero su un fondo così riflettente, nel gestire la vigna soprattutto in estate. Certo la sanità delle uve è sicuramente garantita e con essa la concentrazione del frutto e della mineralità. Caratteristiche queste che puntualmente e piacevolmente ritroviamo al sorso che si specchia e s’innalza guardando la sezione del terreno. Fa altresì impressione il colore dello zolfo così identico a quello del vino. Vera esperienza tattile visiva.

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Dal vulcano spento di Roccamonfina l’Azienda Agricola I Cacciagalli mi ha proposto all’assaggio una strutturata e minerale Falanghina denominata Aorivola, splendido frutto di un’agricoltura biodinamica rispettosa del territorio. Una notevole dimostrazione di come si possa ottenere un vino oltre i canoni classici della tipologia, altresì capace di emozionare per la piacevole beva.

Certo ci sarebbe ancora molto da scrivere, ma credo che i pochi e doverosi esempi possano rappresentare quell’Italia che ancora crede nel valore dei prodotti della nostra Madre Terra e cerca di offrirceli nella maniera più etica e artigianale possibile senza operare nessuna furba manipolazione.

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3 commenti
  1. Hai colto l’essenza dell’incontro, complimenti.

  2. Grazie, è stato un vero piacere averti conosciuta.

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